I POPOLI INDIGENI E LA LORO RESILIENZA AL COVID 19

[31/8/2020]

Lo scorso 9 agosto si è celebrata la Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni, una commemorazione nata più di 25 anni fa con l’obiettivo di ricordare queste comunità, le loro idiosincrasie e le loro sfide. Se lo scorso anno questa giornata è stata dedicata alle tante lingue indigene, quest’anno il tema scelto è stata la loro resilienza alla crisi sanitaria causa Covid-19.

Composte da 370 milioni di persone in più di 90 paesi, secondo i dati della Banca Mondiale, le popolazioni indigene costituiscono il 5% della popolazione di tutto il mondo. Tuttavia, rappresentano ben il 15% delle persone che vivono in condizioni di estrema povertà. Nel contesto attuale, questa situazione di grande vulnerabilità e di esposizione maggiore sta portando conseguenze molto gravi derivate dalla crisi sanitaria.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, oltre l'86% lavora nell'economia informale, quindi non ha alcun tipo di protezione sociale e quindi, la paralisi dell'attività economica e la perdita di reddito, ha portato ad effetti ancora più devastanti. Inoltre, la maggior parte di queste popolazioni non ha accesso alle cure sanitarie secondo i loro costumi e alle informazioni adeguate sul Covid-19 nella loro lingua.

I gruppi più colpiti in questa crisi sono sicuramente i bambini, che hanno avuto la sospensione delle attività scolastiche e che non hanno i mezzi o il sostegno familiare per poterle continuare via internet, e le donne, per lo più dedite alle attività tradizionali rimaste ferme. 

Allo stesso modo, l'insicurezza alimentare che molte comunità devono affrontare come conseguenza principale della perdita delle loro terre e dei mezzi di sussistenza tradizionali, è aggravata dalle malattie, dall'isolamento e dalla difficoltà di lavorare la terra e commercializzare i loro prodotti agricoli. Lo abbiamo visto chiaramente nelle comunità con cui lavoriamo, ad esempio a Puno (Perù), dove seguiamo un progetto a sostegno dell'agricoltura familiare, oppure a Petén (Guatemala), dove lavoriamo per promuovere la sicurezza alimentare per i bambini delle comunità Maya Q'eqchí.

Tuttavia, nonostante questa situazione sfavorevole, le comunità indigene hanno dimostrato di essere molto forti e con tante risorse, si sono rivelate molto resilienti. I loro stili di vita tradizionali sono stati per secoli fonte di adattabilità alle mutevoli circostanze e lo sono anche ora in questa situazione di crisi sanitaria mondiale. Stanno cercando le proprie soluzioni a questa pandemia, adottando misure come l'isolamento volontario e utilizzando le conoscenze e le pratiche tradizionali per combattere la malattia.

Per secoli, le popolazioni indigene sono state i custodi delle risorse naturali del pianeta. I territori in cui vivono, infatti, ospitano l'80% della biodiversità mondiale e queste comunità hanno sempre conosciuto la relazione che c’è tra il degrado ambientale e la comparsa di molte malattie.

Per questo, come raccomandato dalle Organizzazioni Internazionali come le Nazioni Unite o la FAO, oggi è più che mai necessario tenere conto delle circostanze particolari in cui versano questi popoli per garantirne l'incolumità, ma anche per renderli partecipi delle risposta comunitarie al contrasto al Covid-19. Perché sono popolazioni particolarmente vulnerabili, ma anche perché le loro conoscenze tradizionali e il loro rapporto con il mondo naturale possono essere fondamentali e preziosi nella lotta a questa crisi e per ridurre il rischio di future pandemie.