Missionario statunitense estradato per abusi sessuali su minori in Cambogia.

[7/1/2015]

Il nordamericano Daniel Johnson, condannato per abusi sessuali su minori, è stato estradato negli Stati Uniti lo scorso 22 dicembre, dopo aver finito di scontare la sua condanna ad un anno di carcere in Cambogia. L’estradizione  è avvenuta sotto custodia dell’FBI ed è stata ordinata dal Ministero degli Interni Cambogiano.
 
Johnson è stato arrestato nel 2013, a seguito di un’operazione congiunta dell’Unità di Polizia cambogiana contro la Tratta dei Minori e la loro Protezione e l’FBI, congiuntamente al progetto Protect di Global Humanitaria e della sua controparte locale Action pour les enfants (APLE).
 
Il pederasta era arrivato in Cambogia da circa dieci anni come missionario cristiano e dirigeva un orfanotrofio a Phnom Penh, il che gli garantiva un facile avvicinamento a minori. A seguito del suo arresto, cinque bambini dell’orfanotrofio hanno testimoniato di essere stati abusati sessualmente dall’uomo. Il tribunale cambogiano lo ha così condannato ad 1 anno di carcere per aver commesso atti indecenti su minori di 15 anni.
 
Mentre in Cambogia avveniva tutto questo, negli Stati Uniti Jhonson era ricercato per abusi sessuali dello stesso tipo, commessi tra il 2000 e il 2001. Tra l’altro, è sospettato di aver abusato anche dei suoi nipoti, figli della sorella. Le investigazioni condotte da Protect hanno portato alla luce altre attività sospette di Jhonson, commesse ai tempi in cui dirigeva un altro orfanotrofio nella comunità di Boeung Tompun.
 
Malgrado la delusione per la sentenza ridicola inflitta a Jhonson in Cambogia, Global Humanitaria e APLE celebrano la decisione del Dipartimento di Immigrazione del Ministero degli Interni di estradare Johnson nel suo paese dove dovrà sicuramente affrontare pene più severe. Questo servirà a dare un segnale forte per chi commette questi crimini sistematicamente, perché la Cambogia non è più disposta a tollerare questo tipo di violenze. I colpevoli non solo sconteranno la loro pena in un carcere  cambogiano, ma saranno anche successivamente estradati al loro paese.
 
Tutti coloro che sostengono il progetto Protect si augurano che altri paesi, come gli Stati Uniti, partecipino sempre più attivamente nel perseguire i propri criminali, proteggendo in questo modo  i bambini e le bambine che in tutto il mondo sono più vulnerabili agli abusi e allo sfruttamento di natura sessuale.
 
Foto: Johnson, al momento dell’arresto in Cambogia.